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Chi si ferma è perduto

- È proprio l’atteggiamento che è diverso. Io vengo a camminare se non ho niente di più importante da fare.
Destro, sinistro, destro, sinistro.
- Lui invece no. Lui il weekend deve andare a correre. Deve fare i lunghi. Venti chilometri, cioè due ore. Che ci sia da cambiare una lampadina, o da smontare un mobile. Che ci sia il sole, piova, tiri vento.
Destro, sinistro, destro, sinistro.
- Ma perlomeno quando piove io resto solo stoppinata in casa. Con quattro figlioli da stargli dietro, tanto ci penso io. E quando è bel tempo, se volessimo andare a fare una gitarella? No, amore, domani devo fare i lunghi.
Destro, sinistro, destro, sinistro, sempre più veloce. Anche Giulia stava parlando sempre più veloce, e man mano che si infervorava aumentava il ritmo. Sia del passo che dell’eloquio.
- Però l’ha sempre fatto — disse Debora. — Cioè, non lo sto giustificando, vorrei solo capire se tira tira si è rotta la corda, oppure se ...
- Tutt’e due. Già sono anni. E poi... — Giulia ci guardò. Gli occhi azzurri erano istoriati di capillari rossi. - Sono due anni che non andiamo in vacanza per questo cazzo di Covid. L'a1tro giorno arriva e ti fa: Vi va se andiamo tutti un fine settimana ad Atene? Bah, dico io, perché no. Allora faccio i biglietti? Dai che si sta bene. Quando vorresti partire? chiedo. Si paste il venerdi sera, si dorme lì venerdi 12 e sabato 13 e si viene via domenica sera. Non so cosa m'ha insospettito, sono andata a guardare su Google. Domenica 14 novembre, maratona di Atene. Mi sono incazzata come una bestia.
Destro, sinistro, destro, sinistro. Ormai a passo di marcia, quasi corsa sembriamo tre bersaglieri in ritardo. Manca solo la banda.
- Cioè, non solo voleva càammi lì con quattro figlioli in una città straniera, con me che parlo inglese come Totò e Peppino, ma aveva anche intenzione di dirmelo solo a fatto compiuto.
- Certo che anche lui, le maratone a cinquant'anni... — dissi, cercando di empatizzare. Era un po’ come accarezzare un cane sconosciuto, non sai mai l'effetto che farà. Avevo paura di farla incavolare ancora di piu, invece lei si mise a difenderlo.
- Quello lo capisco. Lui dice: ho un lavoro di merda, non ho modo di capire quanto valgo. Ho bisogno di un valore obiettivo. E la corsa è una cosa obiettiva. Hai fatto dieci chilometri a quattro minuti e mezzo al chilometro, l'anno scorso ce ne mettevi clnque, sei migliorato.
— E una cosa obiettiva per lui, non in generale - disse Debora. — Vedrai, se va a fare le maratone con quelli seri, a quattro minuti e mezzo al chilometro arriva quando quegli altri stanno facendo la doccia.
- No, intendo che e una cosa obiettiva in termini di miglioramento.
- Ma anche questo vale per lui — mi inserii. — Per altre persone, passi il tuo tempo libero a correre e, siccome non sei un protone ma un essere umano e quindi non puoi stare in due posti contemporaneamente, nel frattempo trascuri la famiglia. Per soddisfare una tua nevrosi va a finire che divorzi.  Per cui, la cosa obiettiva per me è che ti stai comportando come un coglione.
Debora si mise a ridere. Giulia scosse la testa. Ca- pita spesso, di confondere una misura con la realtà. Un peso, un tempo, un volume, e ti sembra di avere a disposizione la realta. Ma non e così. Devi misurare tutto, non solo quello che vuoi te, o solo quello che riesci a vedere o a sentire.
E se non ci si riesce, la cosa migliore da fare é ammettere la propria ignoranza.

Estratto dal libro "Chi si ferma è perduto" di Marco Malvaldi, Samantha Bruzzone.
2022 © Sellerio Editore Palermo

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